giovedì 12 novembre 2009

Un parere di Saramago su Berlusconi


Siamo di fronte ad un golpe e siamo anche consci di ciò. Ne siamo consci tutti anche se facciamo finta di non vederlo. Continuiamo la nostra vita, adesso ci sono le feste natalizie e la gente vuol pensare ad altro. Beata stupidità!

Che siamo un paese di coglioni ce lo fanno sapere soprattutto gli altri. Leggendo il nuovo libro di José Saramago me ne rendo conto, siamo trattati, giustamente, come un popolo senza cervello, connivente con mafia e camorra.

"...in effetti nel paese della mafia e della camorra, che importanza potrà mai avere il fatto provato che il primo ministro sia un delinquente?..." (J. Saramago, Il Quaderno, p.26).  Sono parole che pesano come macigni, tantopiù se a scriverle è il Premio Nobel per la Letteratura del 1998.

Vedere che, impunemente il governo può presentare una riforma del codice, che dovrebbe tutelare tutti noi cittadini, che abbrevia i tempi delle dispute giudiziarie per prescrivere la responsabilità penale del presidente del consiglio in tutti i processi intentati contro di lui, è una conferma dell'affermazione di Saramago. Si dirà che è la scoperta dell'acqua calda, e per noi italiani - sia di destra che di sinistra - la cosa è palese. Avevamo forse bisogno che fosse un portoghese (pure se premio nobel) a spiegarci quello che è sotto gli occhi di tutti?

No di certo, ma come mai siamo riusciti a metabolizzare tutto questo senza un'impennata di orgoglio, uno straccio di pudore o di vergogna? Saramago ha ragione quando dice che questa cosa non può avere grande importanza in un paese dove si tollera la presenza di organizzazioni criminali che controllano, non soltanto la politica, ma anche una larga fetta dell’economia italiana. Quest’ultima cosa Saramago non può scriverla poiché è una cosa che sappiamo soltanto noi italiani, anche se facciamo finta di niente.

 

 

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