sabato 14 novembre 2009

Enigma Chavez...destra o sinistra?



Premesso che a me i militari al Governo fanno comunque paura anche se si sono dimessi dal grado per entrare in politica, esaminiamo gli aspetti positivi, ove ce ne fossero, del regime bolivariano di Chavez.

Chavez non è Castro, ma un presidente eletto democraticamente (anche se qualche anno prima tentò il golpe ma finì male con Chavez in galera e i suoi "compagni" golpisti rifugiati presso il governo di Fujimori in Perù).

Per me questa è la prima contraddizione, appoggiarsi a Fujimori notoriamente non tenero con la sinistra del suo paese, è un po' il peccato originale del regime bolivariano di Chavez, la sua ambiguità di fondo.
Anche se bisogna riconoscere che il popolo venezuelano capì subito il messaggio di questo ufficiale meticcio e cominciò a "tifare" per lui.

Fu dunque il popolo, il proletariato, i campesinos e l'immensa schiera di meticci venezuelani che vollero vedere il tentato golpe come "di sinistra" quando ancora Chavez era in galera e infatti ne usci a "furor di popolo".
Nel 1992 da Caracas a piccoli centri le scritte per la liberazione dell'ufficiale dell'aeronautica fiorivano quotidianamente.

D'altro canto va detto che il governo di Carlos Andres Perez, che rappresentava l'oligarchia dei possidenti e industriali, era arrivato ad un livello di corruzione tale che la stessa Corte Suprema, in seguito, lo destituì.
Ma Chavez era "di sinistra" prima che il popolo lo definisse tale?
Questo è uno degli interrogativi che mi pongo di fronte a questo fenomeno e anche di fronte all'articolo del "Manifesto" (sotto metto il link) elogiativo di questo novello leader populista sudamericano.

Evidentemente piace a sinistra questo piglio anticapitalista e antiamericano del Caudillo di Caracas. Forse piace meno quando prevede la costituzione di un "asse del male" (parole sue pare!) con Russia-Iran e altre interessanti pseuddemocrazie fra le quali si prevede anche...l'Italia del populista Berlusconi.

La sinistra ha preso spesso di queste cantonate da Stalin a Pol Pot.

Ma che significa repubblica bolivariana? Simon Bolivar è ufficialmente "El Libertador", ha liberato mezza America del Sud dal Venezuela alla Bolivia (che per l'appunto gli deve il nome) passando per Colombia, Ecuador e Perù, ha inventato gli Stati Uniti del Sud che chiamò Gran Colombia, che comprendeva anche i territori di Panama e di mezza Guyana; ma morì in esilio distrutto politicamente dalle oligarchie che nel frattempo si dividevano le zone d'influenza dei vari territori (oggi infatti stati indipendenti).

Ma il pensiero di Bolivar fu definitivamente messo da parte e rimase soltanto l'icona del "Padre della patria" (anzi delle patrie). Bolivar diventò così l'eroe popolare dei meticci (ovvero degli unici e soli sudamericani DOC) non certo delle oligarchie rappresentate anche da molti stranieri (o figli di stranieri) che occupavano i posti chiave dell'economia e della politica e non si preoccupavano certo dei problemi del popolo.

Su questo "amore popolare" nasce la repubblica bolivariana, Chavez rappresenta il meticciato al potere ma anche il pensiero bolivariano dell'unione degli stati sudamericani sotto una sola bandiera.
Ma Chavez rappresenta veramente questi alti ideali? O è soltanto un opportunista?

Oliver Stone propende per la prima ipotesi, personalmente non riesco mentalmente a paragonarlo ai grandi statisti della sinistra sudamericana, insomma a uno con lo spessore di Salvador Allende o con la chiarezza politica del subcomandante Marcos.

Non basta essere antiamericani o alzare il pugno chiuso (tra l'altro con il braccio sbagliato) per essere di sinistra.

ARTICOLO DEL MANIFESTO
http://www.ilmanifesto.it/archivi/commento/anno/2009/mese/09/articolo/1410/

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