
Come sappiamo il capo è più di altri soggetto ai problemi connessi alla sicurezza personale.
Benito Mussolini, fu ferito al naso da una tranquilla signora inglese, Sadat, il presidente egiziano, fu ucciso dai suoi stessi militari durante la parata di una festa nazionale, così successe a Rajiv Ghandi e a tanti altri a partire da Lincoln fino all'Imperatrice Sissi, moglie di Francesco Giuseppe.
Ma gli attentati possono "servire" per stringere il giogo sul collo dei popoli. Alle volte è il solo sospetto o la paura di presunti attentati che ossessionano i potenti come Stalin o L'Imperatore Tiberio, o quelli reali come fu per Napoleone III e lo zar Alessandro II, che furono motivo di instaurazioni di stati di polizia con arresti, alle volte non motivati, di avversari politici. Lo stesso Dostojevskij rischiò letterarlmente il capo coinvolto in complotto antizarista che preparava un attentato.
Ma i complotti sono una cosa gli attentati un'altra cosa, i complotti, quando riescono, servono per l'eliminazione fisica di un personaggio di potere che è violentemente espropriato del proprio potere, per sostituirlo con una struttura già preparata a comandare.
Un esempio può essere quello di Nerone o quello di Salvador Allende, deposti ambedue da un potere militare che prevede anche l'eliminazione fisica del capo e prepara la dannatio memoriae, del capo deposto, Imre Nagy ha subito questo trattamento dai Sovietici.
Altra cosa diversa dal complotto è l'attentato. Si attenta , per motivi propri, di rancore spesso personale, motivato o meno, ma spesso sono gesti kamikaze e volontariamente disorganizzati. Gli esempi di questo sono così numerosi che si rischia di fare un elenco infinito. A partire da quello del fanatico cattolico che eliminò il re di Francia Enrico IV nel 1610 a quello dell'anarchico Bresci che uccise il Re Umberto I, reo di aver represso gli operai in sciopero con colpi di artiglieria pesante; il presidente israeliano Rabin, ucciso da un fanatico ortodosso ebreo.
Quando ad un attentato compiuto dal singolo si da una valenza politica e si estende ad un gruppo, ad un'etnia, ad un partito, più spesso ad un intero popolo, si travalica la linea che ci rende da popoli civili a barbari, l'esempio più tremendo di questo modo di procedere è l'attentato all'Arciduca Francesco Ferdinando da parte di uno sconosciuto Gavrilo Princip che fece scoppiare la Prima Guerra Mondiale.
Forse Gavrilo Princip, aveva un ottimo motivo per attentare alla vita dell'erede al trono d'Austria-Ungheria, dati i comportamenti deliranti e militareschi del futuro Imperatore dello stato più vasto d'Europa, ma da lì ad estendere il colpo di testa di uno studente indipendentista all'intero popolo serbo ce ne correva. E si arriva così fino all'attentato alle istituzioni (nel senso più largo della parola) di Marinus van der Lubbe, reo di aver incendiato il Reichstag, cioè il Parlamento tedesco, nel 1933, e per questo arrestato e giudicato colpevole insieme a un gruppo d'innocenti comunisti Bulgari, che forse gli avevano passato il fiammifero per l'incendio.
Oggi in Italia si assiste al linciaggio delle opposizioni dopo il gesto di una persona che ha seguito un suo proprio istinto, un suo rancore personale contro Berlusconi.
Dopo il gesto di van der Lubbe, Hitler ne approfittò per svuotare il Parlamento della sua funzione e le S.A. impedirono l'accesso ai parlamentari socialisti e comunisti, istaurando di fatto la svolta totalitaria in Germania. Oggi l'uscita dei parlamentari PDL durante la dichiarazione di Di Pietro, somiglia alla presenza delle S.A. nel Reichstag nel 1933.
Dopo i richiami, pericolosi, di Berlusconi alla "Guerra Civile", alla modifica della Carta Costituzionale, questo atto contro la sua persona rischia di far diventare Massimo Tartaglia, l'uomo del Duomo in faccia, il nostro Marinus van der Lubbe, cioè una scusa, fin troppo facile per creare uno stato di polizia che alimenti un clima già di per sé di pericoloso attacco alle istituzioni di Garanzia di questa repubblica, nata dal terribile sforzo per abbattere il tiranno e per non farci ricadere nell'orrore di una nuova dittatura.
Nessun commento:
Posta un commento