Stanno tornando fuori, finalmente le malefatte degli amici degli amici, ma ripercorriamo un po' la storia.
Ci siamo incontrati [con Enrico La Loggia n.d.r.] a un congresso di Forza Italia.
Lui mi dice: “Nino [Mandalà n.d.r.], io sai per questo incidente di tuo figlio…[Nicola Mandalà arrestato n.d.r.]”.
Gli ho detto: “Senti una cosa, tu mi devi fare la cortesia, pezzo di merda che sei, di non permetterti più di rivolgermi la parola. Siccome io sono mafioso ed è mafioso anche tuo padre che io me lo ricordo quando con lui andavo a cercargli i voti da Turiddu Malta che era il capomafia di Vallelunga. Lo posso sempre dire che tuo padre era mafioso”.
A quel punto lui si è messo a piangere. (deposizione di Nino Mandalà ai giudici di Palermo)
Questo è il racconto del burrascoso incontro tra il boss di Villabate, che dopo Corleone è diventata una delle "capitali" della mafia siciliana, Nino Mandalà (fondatore del club Forza Italia del paese) ed Enrico La Loggia tirapiedi girgentino del partito di Berlusconi.
La Loggia, già due volte ministro per gli affari regionali nei governi Berlusconi II e III (stranamente non riconfermato nell'attuale), è il "garante" di Renatuzzo Schifani e con lui coinvolto nella società d'affari "Siculabrokers" con esponenti di Cosa Nostra, impone la collaborazione del suo delfino nell'affare Piano regolatore che avrebbe dovuto spingere la realizzazione del Centro Commerciale di Villabate, poi sfumato per l'opposizione del boss di Brancaccio Guttadauro (l'"amico" di Cuffaro) che invece voleva che fosse costruito nel quartiere palermitano da lui comandato.
Renatuzzo nega di aver favorito le mire della mafia villabatese anche se Francesco Campanella, ex presidente del consiglio comunale di Villabate, oggi mafioso pentito confessa:
"il prg [Piano Regolatore Generale n.d.r.] di Villabate, strumento di programmazione fondamentale in funzione del centro commerciale che si voleva realizzare e attorno al quale ruotavano gli interessi di mafiosi e politici, sarebbe stato concordato con La Loggia...Schifani avrebbe cooordinato con il progettista di fiducia tutte le richieste che Mandalà avesse voluto inserire in materia urbanistica».
Il povero boss Mandalà si lamenta:
" Lui Schifani e La Loggia li aveva sempre considerati degli amici, tanto che erano stati tra gli ospiti importanti del suo secondo matrimonio"
Questo stesso Renato Schifani occupa oggi la seconda carica del paese, perché?
Forse non dobbiamo dimenticare mai le parole di Provenzano che disse:
“io mi sto giocando i denti, possiamo dormire tranquilli, ho Dell’Utri e Berlusconi nelle mani, che questo è un bene per tutta Cosa Nostra”.
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