domenica 1 aprile 2012

Un italiano a Lisbona


E' morto Antonio Tabucchi. E' morto nella sua Lisbona, la città dove sono ambientati molti dei suoi romanzi. Da decenni il Portogallo era la sua principale dimora.
Ma perché un pisano come Antonio Tabucchi ha scelto il Portogallo come sua residenza finale? Perché è stato fulminato dalla poesia di Fernando Pessoa sulla via di Damasco. Anzi su una bancarella di Parigi nel periodo dei suoi studi universitari.
Fernando Pessoa, è stato, forse soltanto col premio Nobel José Saramago, il più importante uomo di lettere del Portogallo moderno.
Diciamo "uomo di lettere" non per caso, o per scrivere in maniera aulica, Pessoa non è possibile ridurlo ad una sola categoria, forse fu poeta, forse scrittore, forse filosofo, o tutte e tre le cose insieme.
Lui stesso diceva, in una sua poesia intitolata "Tabaccheria" e tradotta in italiano dallo stesso Tabucchi:
"Non sono niente,
non sarò mai niente
non posso voler essere niente.
A parte ciò, ho in me tutti i sogni del mondo"

Tabucchi amò Pessoa, e contemporaneamente cominciò ad amare anche la sua patria: il Portogallo. Ma lo scrittore di Vecchiano, un paese in provincia di Pisa prossimo alla costa della Versilia, continuò a interessarsi anche dell'Italia.
Profondamente antiberlusconiano, come molti altri intellettuali italiani, fu denunciato dall'attuale Presidente del Senato, Renato Schifani, perché aveva ricordato in un articolo, le sue pericolose frequentazioni con boss mafiosi di primo piano. Naturalmente prima di ricoprire la prestigiosa seconda carica della Repubblica.
Di recente Tabucchi aveva firmato appelli e petizioni per la libertà di stampa, e criticato aspramente il regime di Berlusconi, partecipando anche a trasmissioni di approfondimento politico e culturale come "Annozero" e "Parla con me".
Ma al di là del suo impegno sociale lo scrittore Tabucchi ci ha lasciato in eredità soprattutto la sua opera letteraria. Fra le sue cose migliori "La donna di Porto Pim", del 1983, "Notturno indiano" del 1984, e il recentissimo "Tristano muore, una vita" del 2004. Ma l'opera che lo consacra grande scrittore è sicuramente "Sostiene Pereira" (premio Bancarella) del 1994.
Quest'ultimo fu un vero atto d'amore per il Portogallo. E' la storia di un giornalista portoghese, un uomo tranquillo, a suo modo apolitico che viene coinvolto involontariamente in una storia drammatica di un gruppo di anti-salazaristi. Fa da sfondo il periodo più buio della storia portoghese recente: il regime fascista di António de Oliveira Salazar.
Il tranquillo borghese ebreo d'origine ma cattolico di religione, Pereira aveva, fino a quel momento, subìto il regime. Ma il Pereira giornalista scopre improvvisamente le violenze, le vessazioni del regime invisibile salazarista che coinvolgono anche il suo mestiere.
Si accorge dell'autocensura che esiste nella stampa, in lui stesso, come un involontario istinto di conservazione insito nella stampa portoghese del 1938, anno nel quale è ambientato il romanzo. Purtroppo Salazar ebbe di fronte a sé ancora molti anni per distruggere la libertà di stampa, si autodestituì nel 1968 ma il regime continuò anche dopo la sua morte, nel 1970, fino al 1974. Il suo fu uno dei regimi totalitari di destra più longevi d'Europa.

Pereira, alla fine del romanzo, ormai consapevole della repressione del regime del suo paese, emigra in Francia, patria della democrazia e della letteratura che Pereira tanto amava.
Il parallelo con la vita dell'autore è impressionante vista la sua "latitanza" dalla scena letteraria italiana.
Curiosamente il romanzo è del 1994 il periodo dell'ascesa al potere di Berlusconi, il cui invisibile totalitarismo nasce proprio dal controllo dell'informazione. In seguito molti sforzi fece Tabucchi affinché l'Italia non diventasse il paese dove l'informazione fosse ridotta come nel Portogallo di Pereira.
Antonio Tabucchi non era una star, ma uno scrittore di calibro internazionale del quale sentiremo la mancanza per la poesia dei suoi romanzi, la lucidità dei suoi interventi e anche per il suo impegno civile a favore della democrazia e della libertà d'informazione.

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