sabato 19 maggio 2012

Bombe di ieri e bombe di oggi

Dal 1969 ad oggi c'è una lunga striscia di sangue innocente. E' il sangue delle stragi impunite.
E' inutile fare la lista, ormai fa parte integrante della nostra storia.
Ma esiste una continuità fra le stragi indiscriminate?
Forse sì. La prima fu nel 1969. In dicembre, alla fine dell'autunno caldo durante il quale i lavoratori lottarono contro il fascismo ancora presente nelle fabbriche.
Licenziamenti politici o immotivati, turni di lavoro massacranti. Contro questi soprusi avevano lottato in quel periodo.
Poi ci fu la bomba a Milano ed iniziò la caccia ai fantasmi. Perché non uno dei colpevoli di queste stragi è stato veramente arrestato e condannato, se non quei due fascistelli dei NAR che ancora si professano innocenti per la strage alla stazione di Bologna.
Che dietro questi morti ci fosse una precisa strategia tutti lo sanno, ma chi furono gli strateghi? Organi dello Stato (servizi, fascisti coperti e fatti fuggire ecc.). Alla tensione sociale lo Stato italiano rispose con le bombe. Poi finirono gli anni '70 e tutto parve cadere nel dimenticatoio.
La Mafia copiò questa strategia con le bombe del '92-'93. Ma non furono anche quelli gli anni di Tangentopoli?
Sappiamo dai pentiti che dietro alle bombe di Cosa Nostra c'era la trattativa con lo Stato. Chi picchiava più forte poteva mettere sul tavolo un poker d'assi.
La politica era allo sbando e Cosa Nostra perse i contatti con i suoi referenti politici della Democrazia Cristiana, travolti dagli scandali. La D.C. fu spazzata via e salì al potere Forza Italia. Passare dallo sputtanato Andreotti a Dell'Utri non fu un problema per Cosa Nostra. E lo Stato ritornò forte e autoritario. Cosa Nostra interruppe la sua strategia della tensione.

Tutto questo può far pensare che dietro questa ultima inutile strage di Brindisi ci siano le stesse logiche. Lo stesso paese allo sbando, la stessa politica delegittimata del '92-'93.
Dietro la morte di Falcone e poi di Borsellino i sospetti sono forti sulla politica, la massoneria e i soliti servizi segreti, smettiamo di chiamarli deviati, sono invece proprio quelli ufficiali pagati da noi appunto per proteggerci. Leggere il libro di Gioacchino Genchi (non a caso cacciato dalla Polizia di Stato) uscito qualche anno fa è ancora illuminante sui rapporti tra certi apparati statali e le bombe di Palermo.
Oggi la vigliacca uccisione della sedicenne di Brindisi e il ferimento dei suoi compagni di scuola deve far pensare.
Ma cosa? Cosa Nostra ha ripreso le trattative con lo Stato? E' cinico ma purtroppo non possiamo non pensarlo vista l'imminenza dell'anniversario della bomba di Capaci. Non possiamo non pensarlo visto il nome della scuola dedicata a Falcone e la moglie.
Ma sembra tutto così ovvio, anche troppo ovvio.
Ma a chi serve questa strage? A chi serve alzare la tensione in un momento così delicato e di così  forte fermento sociale?
Usare le armi di distruzione di massa per la "distrazione di massa" è un vecchio trucco, farci cadere nella logica della paura, nella richiesta di sicurezza (che spesso fa più vittime delle bombe) come al tempo della Legge Reale, limitare una democrazia già in punto di morte, limitare la libertà di pensiero, quella d'informazione per uno stato ancora più autoritario, meno libero, più controllato. Siamo già a questo punto?
Abbiamo tutti (non io) paura di diventare un'altra Grecia. Ma di quale Grecia stiamo parlando? Quella di oggi o quella dei colonnelli?

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