venerdì 13 aprile 2012

Esiste ancora la libertà d'espressione del pensiero?


Terracini firma la Costituzione

Dopo la caduta ingloriosa della dittatura fascista e la scelta di sostituire la monarchia sabauda, ritenuta complice del decaduto regime,l'Italia con un referendum popolare impose la repubblica come nuova forma dello stato.
Non una repubblica oligarchica com'era stata quella secolare della Serenissima, tanto rimpianta da Ugo Foscolo, ma una repubblica democratica.
I più importanti politici del dopoguerra crearono una specie di commissione che avrebbe dovuto studiare una nuova carta, una tavola delle leggi dalla quale doveva derivare tutta la legislazione della nuova repubblica, la prima dalla nascita dello stato italiano.
La carta costituzionale (o semplicemente Costituzione) fu discussa dai rappresentanti di tutte le forze politiche dai comunisti ai cattolici fino ai liberali. Il risultato cercò di non scontentare nessuna delle parti della nuova repubblica ed in effetti fu così. La Costituzione della Repubblica Italiana divenne la base del nuovo vivere civile, una legge intangibile almeno nei suoi aspetti dei diritti del cittadino e anche dei suoi doveri verso lo stato.
Fino a che la civiltà è rimasta l'unico punto di riferimento della legislazione del nostro paese, nessuno ha mai pensato di toccare o ritoccare la legge base dell'Italia democratica e antifascista.
La nostra Costituzione è una delle migliori del mondo occidentale. Quella dove i diritti e i doveri si equilibrano tanto che spostando anche solo uno degli addendi il risultato sarebbe disastroso e molto pericoloso per la libertà di tutti ma anche dei singoli cittadini.
Abbiamo la fortuna di avere un percorso legislativo incatenato alla Costituzione, ma anche nella Costituzione c'è un peccato originale, veramente anche più di uno, ma ciò che rischia di stravolgerla è il punto cardine: il potere di legiferare è demandato al Parlamento.
Se avessimo un parlamento normale ciò sarebbe una garanzia d'imparzialità e discussione politica.
Ma possiamo, oggi, realmente demandare questo potere ad un parlamento come il nostro? Forse sì se le forze politiche agissero nel rispetto della carta dei padri costituenti, ma così non è.
Per fortuna la stessa Costituzione limita questo potere: nessun articolo può essere toccato se non con la maggioranza dei due terzi del Parlamento e sottoposta ad un referendum popolare che avalli il cambiamento della stessa.
Ma nelle pastoie della politica i principi costituzionali, pur se intangibili nella forma, sono tranquillamente ignorati nella sostanza.
Ad esempio l'Italia dovrebbe essere una repubblica democratica fondata sul lavoro.
Niente di più falso! Il lavoro non è più il fondamento dell'Italia, almeno come lo concepivano i padri costituenti. Il lavoro nero, la precarietà, la disoccupazione, il lavoro interinale (molto simile allo schiavismo), sono oggi alla base dei rapporti socio economici dell'Italia, la ex repubblica democratica, la ex repubblica fondata sul lavoro.
Sul fatto che non siamo più una repubblica democratica, che può sembrare un paradosso, basta controllare da chi siamo governati. Una pletora di finanzieri, un governo-fantoccio, non voluto dal popolo, mai votato democraticamente quindi antipopolare e anticostituzionale. Un regime oligarchico che tende alla distruzione dei diritti acquisiti dalla gente nel corso di quasi sessanta anni di repubblica.
Un governo instaurato per volere del Presidente della Repubblica al quale la nostra Costituzione non riconosce questa funzione.
Ma chi è veramente il nostro Presidente? E' stato un grande sostenitore del sanguinario dittatore dell'Unione Sovietica di nome (anzi soprannome) Stalin, letteralmente traducibile con: l'uomo d'acciaio. Un georgiano, notoriamente illetterato o quasi, massacratore del suo popolo e anche dei suoi stessi collaboratori e compagni di partito.
Stalin ama il suo popolo!

Ma il nostro non è più così, perché alla fine del regime di Stalin si è avvicinato a posizioni completamente antitetiche. E' stato amico e sponsor del ladrone Bettino Craxi e sottomesso al volere di Berlusconi affetto dalla stessa malattia di Craxi con l'aggiunta di non poco satirismo patologico.
Il nostro Presidente ha, per lui, controfirmato leggi di dubbia costituzionalità, se non di manifesta incostituzionalità.
Infatti puntualmente bocciate dalla Corte Costituzionale.
Pensare che i padri costituenti avevano delegato al Presidente della Repubblica la funzione di "garante della Costituzione"!
Se non ci fosse da piangere la cosa sarebbe anche comica.
Ma saltiamo queste distorsioni moderne e arriviamo a considerare uno dei più importanti articoli della Costituzione, quello senza il quale non possiamo certo definirci democrazia: l'articolo 21.
Questo articolo, che si ritrova sin dalla Carta dei Diritti dell'uomo, prevede la libera manifestazione del pensiero dell'uomo in tutte le forme e con tutti i mezzi disponibili.
A parte ciò che riguarda la libertà di stampa, che sappiamo essere stata limitata con cavilli legali contrari alla Costituzione, è la libertà di espressione di pensiero quella che ci preoccupa.
Oggi chiunque si prende questa "libertà" è relegato nel pericoloso mondo degli eversori, se non dei terroristi.
Chi ha vissuto davvero l'età del terrorismo, quelli impropriamente chiamati "anni di piombo", sa di cosa si tratta. I nostri parlamentari, che allora tremavano, hanno esasperato il concetto di eversione e terrorismo applicandolo a ciò che noi ancora consideriamo libertà di espressione del pensiero in tutte le forme, anche la libertà di manifestare il proprio dissenso in piazza. Una libertà rispettata da sempre dopo la nascita della repubblica antifascista anche se non priva di momenti di tensione.
Se prima fischiavano le pallottole e l'eversione era in quel caso manifesta, oggi basta un pomodoro, un uovo marcio o il lancio di una semplice monetina per far gridare al terrorismo, anzi alla recrudescenza del terrorismo.
Ridicolo!
Siamo in una società ridicola, senza memoria, parafascista e pericolosa.
Il Governo Monti e chi l'ha chiamato a governare (l'amico di Stalin e Craxi) sono oggi: antidemocratici e pericolosi per l'Italia.

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